Nel pieno medioevo, l’ignoto è parte anche del territorio in cui l’uomo vive, lavora e si sposta. Insidie, superstizioni e guerre tra città che noi oggi chiamiamo province e faide tra famiglie nobili asserragliate nei loro castelli, rendono lo stesso territorio pericoloso e minaccioso. Come un mare da attraversare; indefinito. Anche la conoscenza dei confini fisici non è precisa ai più. E per gli stessi motivi che mettono a rischio la vita delle popolazioni e dei viaggiatori, gli stessi confini politici sono instabili. Il borgo fortificato di Castellina in Chianti apparteneva ad una di queste terre contese ed indefinite in un periodo in cui il potere dell’aristocrazia feudale cedeva il passo di fronte all’affermarsi della forza dei comuni e qui, su questo suolo, i rivali feroci erano Firenze e Siena.
Ancora sopravvivevano poteri feudali contro i quali la nuova Repubblica fiorentina offriva un’emancipazione culturale ed economico-commerciale, incantava il sogno delle genti del contado, orbita periferica, con una vera promessa di libertà giuridiche e forme di vita civile moderna.
Dallo statuto che dava un ordine al potere delle istituzioni cittadine proveniva di diritto la protezione dalle barbarie di gruppi di banditi e predoni, minaccia costante per i centri più isolati e gli agglomerati rurali come Castellina in Chianti.